Con le radici nei Balcani e lo sguardo al decennio venturo, le turbinose composizioni di Bregovic mescolano le raffiche delle fanfare zingare alle polifonie bulgare, le percussioni al metallo della chitarra rock.
Sonorità fragorose, selvagge, un po’ alticce, affidate agli ottoni, alternate ad altre, solenni, toccanti. Affascinanti le voci delle due coriste, come è tutta questa mistura musicale scoppiettante, che fonde il jazz, tanghi e ritmi slavi, suggestioni turche e vocalità bulgara, polifonie sacre ortodosse e moderni battiti pop, con quel pizzico di elettronica che non guasta. La si potrebbe definire world music. È sound cosmopolita, musica che si balla.